Detto tra noi

Segnali di fumo, ma niente arrosto

mercoledì, 28 maggio 2025, 18:31

di fabrizio vincenti

Non siamo inguaribili ottimisti, anzi, ma il triste epilogo, l'ennesimo, del calcio rossonero ci ha comunque dato un misero conforto. La quasi matematica certezza che con il gruppo Affida non saremmo andati da nessuna parte. Se qualcuno aveva dubbi, crediamo se li possa essere tolti leggendo un comunicato stampa del titolare dalla chioma fluente dell'azienda che, a metà tra il surreale e l'incredibile, dopo oltre un mese di contatti, certifica che non avevano capito bene cosa stavano trattando. Un comunicato stampa nel quale Grassi, contro cui non abbiamo niente avendolo intravisto una sola volta, non riesce nemmeno a mettere nero su bianco che si è sfilato, utilizzando una formula decisamente ambigua, come "l'insieme di tutte queste ragioni ci porta nostro malgrado a ritenere improbabile che si possa riuscire in questa impresa, per quanto ci proveremo fino in fondo".

Fino in fondo a cosa? A quali condizioni? Traspare la non volontà di ammettere che si sono tirati indietro definitivamente, anche perché altrimenti il comunicato fiume sarebbe senza alcun senso. Una nota prodotta senza nemmeno attendere, stando a quanto dicono nel testo, la cifra definitiva, per quanto, secondo il curatore fallimentare, essa fosse, nella sostanza, a loro nota. Si parlava genericamente di 2 o 3 volte la cifra iniziale. Non capivamo nemmeno quale fosse la cifra iniziale. Ora sappiamo qual è l'importo: 2 milioni di euro, oltre la nuova fideiussione. E, ma ci pare ovvio, i pagamenti futuri della gestione e di qualche eventuale ulteriore pendenza. Non capiamo come si possa pensare che questa sia una cifra proibitiva, visti costi della C e viste le note difficoltà dal club e visto che da oltre un mese Affida si era attivata. Come non capiamo a quali professionisti si siano messi in mano. Quelli di un fondo che è dall'altra parte del mondo? Solo al sindaco revisore della Lucchese? A chi? Non è dato sapere. E i dubbi aumentano rilevando come, anche dalla sola lettura del bilancio 2024 della Lucchese, risultassero centinaia di migliaia di euro di debiti previdenziali ratealizzati e dunque potenzialmente da dover pagare (potenzialmente perché solo una minima parte doveva essere saldata almeno subito). Nessuno se ne era accorto?

In settimane di trattative, oltre ad avere raccolto documentazione e chiesto aiuto in ogni direzione, non è chiaro quali passi siano stati concretamente fatti. In sede di tribunale fallimentare, Affida si è presentata, entrando dalla porta secondaria del tribunale, prima lasciando tre righe (tre) di una generica manifestazione di interesse condizionata. Poi, nell'udienza che ha preceduto il fallimento, ribadendo l'interesse a voce, senza però dare nessuna indicazione sul piano sportivo e industriale che avrebbero voluto sviluppare. Non basta: non ci risulta nemmeno si siano avvalsi della nomina ufficiale di legali di diritto sportivo in grado di consigliare la migliore strada. E ancora, a poche ore dal ritiro, fatto filtrare attraverso dalla sera precedente dunque prima si sapesse della penalizzazione, non era nemmeno stata creata la società da affiliare alla Figc. Davvero poco, a meno che tutto non si sia limitato in estenuanti call con il fondo della penisola arabica che, ma questo era chiaro da tempo, non si voleva impegnare in prima persona, e con il Comune.

Che Grassi e soci sarebbero stati da soli lo confermano loro stessi, sostenendo che il fondo era informato ma non coinvolto, anche se inizialmente era stato fatto filtrare il contrario. E Grassi e soci sapevano che le cifre ballavano. Evidentemente da soli erano già al limite del sopportabile e su questo nessuno può muovere appunti: non è nostra abitudine fare i conti in tasca agli altri. Ma il pubblico rossonero e la città dovevano sapere per quale cifra nessun imprenditore si è fatto avanti.  Il comunicato fiume, che giunge a conclusione di un'avventura mai purtroppo concretamente nata, riserva altri spunti. Come quello sul capitolo degli sponsor. Abbiamo accennato al fatto che legittimamente Grassi e soci non volevano essere lasciati da soli. Giusto e condivisibile.  Ma è sconcertante leggere cosa viene affermato nella solita nota fiume. Leggiamo insieme: "Oltre a questo abbiamo interpellato, nelle scorse settimane, diversi potenziali sponsor per capire su che tipo di sostegno avremmo potuto contare per supportare la società nella gestione, post acquisizione; e pur avendo incontrato molte disponibilità verbali, una delle condizioni che il nostro gruppo e la nostra policy ci impone è quella di ottenere degli impegni formali, per i quali non ci sono state risposte concrete e fattive, anche per il rapido evolversi delle cose e per i tempi troppo stretti".

Vorremmo capire: secondo questi potenziali acquirenti, gli eventuali sponsor cosa avrebbero dovuto fare in assenza di un progetto sportivo ancora concretizzato? Calare con un panierino un assegno da 50 o 100mila euro al buio? Non siamo mai stati teneri con l'imprenditoria lucchese e ci riserviamo di picchiare ancora più forte in futuro, ma qui siamo al limite dell'impossibile. Al rovesciamento dell'ordine naturale delle cose che, in una situazione di normalità, avrebbe imposto che gli eventuali sponsor manifestassero disponibilità a contribuire, fosse stato sviluppato il progetto sportivo, fosse conclusa la trattativa e, a quel punto, onorata la parola. L'inversione dell'ordine ci porta a pensare che quei soldi servivano subito. Ma allora siamo di fronte a un abbaglio e forse alla impossibilità di rilevare la squadra, come sembrerebbe di poter intuire, senza aiuti dal fondo o da altri soggetti. E allora perché 50 giorni di trattative? Andava semplicemente detto prima. Salviamo la buona fede, salviamo l'attaccamento ai colori e il fatto che nessun altro ci ha provato (non è un dettaglio)  ma quello che è stato fatto non ha spiegazioni. Si è  prodotto tanto fumo, zero arrosto. Ecco perché forse, nel dolore che ci avvolge, è stato meglio così. Di situazioni nate male ne abbiamo già viste anche troppe.

 

 



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